un ritratto all’anima

Un ritratto all’anima

Quando facciamo un ritratto, non facciamo solo una fotografia… prendiamo in prestito “un pezzo” di quella persona e lo usiamo per un nostro scopo.

Un pezzo di essenza… un pezzo dell’essere. Prendiamo ossia il suo “patrimonio emozionale” e lasciamo che questo lavori per noi.

quando il patrimonio emozionale è sconfinato, può la foto diventare più famosa del fotografo che l’ha scattata?

Succede spesso. L’esempio lampante è rappresentato dalla foto che vi mostrerò tra poco. L’hanno vista tutti almeno una volta nella vita… e per tutti intendo il 100% delle persone del pianeta terra (tolte, forse, le tribù indigene in qualche angolo remoto della terra).

Ma se da una parte è vero che la conoscono tutti, dall’altra è altrettanto sicuro che solo l’1% della popolazione mondiale (forse anche meno) conoscerà il nome del fotografo che l’ha scattata… Alberto Díaz Gutiérrez, meglio conosciuto come Alberto Korda… ha scattato questo rullino…

 

 

e dentro quel rullino c’è questa foto…

 

Alzi la mano chi conosceva il nome del fotografo… Tanto più è alto il patrimonio emozionale della fotografia, tanto più tutto passa in secondo piano… fotografo, tecnica, attrezzatura… e

questa fotografia contiene al suo interno un patrimonio immenso. Emozioni. Ricordi. Sensazioni… ideologie. Quindi quanto più questo patrimonio è grande tanto più la foto è potente.

 

 

Questo mio piccolo omaggio al fotografo che ha avuto l’onore, la fortuna, la bravura (chiamatela come volete) di scattare questa foto, vuole anche dimostrare che da quel rullino di 27 pose, solo una è divenuta immortale… guarda caso quella che riguarda un “gigante”, e guarda caso quella che ha “oggettivamente” meno da raccontare.

Se guardate bene, tutte le altre 25 pose di quel rullino raccontano qualcosa, il ritratto di Che Guevara non racconta nulla, ma di fatto grazie a lui e a ciò che rappresenta per milioni di persone, è diventata la foto più famosa del mondo.

 

Non è un caso quindi se il fotografo si avvale di modelle bellissime o “molto particolari”… visi di anziani con milioni di rughe o bambini “perfetti” con occhi grandi e teneri… gente famosa dello spettacolo o dei “semplici” poveri senzatetto. 

La via di mezzo non interessa a nessuno

Ma perché? 

Proprio perché se devo “prendere un pezzo” di qualcuno, preferisco che questo qualcuno sia speciale, nel bene o nel male deve quindi aiutare la mia fotografia.

Sono convinto che una fotografia mediocre (e per mediocre intendo una foto che non racconta nulla) di una donna “normale” sia in toto una brutta fotografia…

Sono altresì convinto che una foto mediocre (e ribadisco… per mediocre intendo una foto che non racconta nulla) ad una donna bellissima, magari nuda, viva comunque di rendita… per rispetto non vi farò esempi su questo, basta guardarvi in giro, e sarete sommersi da foto mediocri a donne bellissime… fotografie senza senso ma che ahimè, mostrando tette e culi godono di un vasto numero di estimatori.

 

Quando fotografiamo un personaggio dello spettacolo, non facciamo solo un semplice ritratto, ma fondamentalmente ereditiamo la sua essenza

che significa? significa che quella faccia, avrà già un numero di consensi altissimo a prescindere dal fotografo, dalla fotografia, dal fatto che sia bianco e nero o a colori. Insomma come detto prima, è un po’ quello che succede per la donna bellissima in una foto mediocre…

Ho preso su Instagram, nel profilo di un fotografo (Chris M. credo, spero di non sbagliare) il quale ha una raccolta di ritratti incredibili, un ritratto di un attore/regista americano, Clint Eastwood… questo…

 

ecco… io mi chiedo… è possibile sbagliare una foto quando si ha di fronte un soggetto del genere? secondo me è impossibile. Qui dentro… dentro questo ritratto c’è tutto ciò che negli anni Clint Eastwood ha rappresentato per milioni di persone. C’è l’uomo senza nome dei western di Sergio Leone, c’è il coach di “Million dollar Baby”, c’è William Munny de “Gli Spietati”… insomma

questa faccia qui, ha un patrimonio di emozioni imbarazzante.

Non a caso ho scelto questa immagine… semplice, senza fronzoli. Solo un volto. Non un ritratto ambientato, non un riferimento ad un film, niente di niente. Solo lui. Tipo fototessera per la carta d’identità o del passaporto!

Io credo che se Clint Eastwood, per assurdo, avesse avuto bisogno di una fototessera per che so… dei problemi ai suoi documenti in aeroporto, trovando una macchinetta di quelle automatiche, inseriti i 5 euro, il risultato sarebbe molto simile a questo ritratto su Instagram…

Ora, sia chiaro, non voglio sminuire il lavoro del fotografo che ha scattato la foto. Ha fatto una foto eccezionale. Ma rifaccio la stessa domanda di prima… è davvero possibile sbagliare una foto con un soggetto così?

La macchinetta automatica delle fototessere deve essere il nostro ago della bilancia…

Facciamo un altro esempio… stesso fotografo, stesso esempio della macchinetta automatica, attore diverso…

 

Poniamoci le stesse domande di prima, tenendo presente che ho scelto anche questa immagine perché semplice e senza fronzoli. Solo un volto. Non un ritratto ambientato, non un riferimento ad un film, niente di niente. Solo lui… del tipo foto per un documento!

  1. è davvero possibile sbagliare una foto con un soggetto così?
  2. Robert De Niro, entrando in una macchinetta automatica delle fototessere, inseriti i 5 euro, sedendosi allo sgabello e premendo il pulsante, avrebbe ottenuto una foto diversa da questa?
  3. e quindi… quanto c’è del fotografo e quanto c’è del soggetto fotografato in questa foto?

Un altro esempio… eccolo

 

 

Jake Gyllenhall. Stesse domande. Stesso concetto della macchinetta delle fototessere. 

Quindi…

è più importante il fotografo o il soggetto?

è un po’ come la domanda se è nato prima l’uovo o la gallina… le risposte, a seconda di chi ve le fornirà, saranno sempre o al 50% fotografo o al 50% soggetto… di sicuro c’è soltanto che un soggetto come quelli mostrati qui sopra, se da un lato sicuramente aiuta, dall’altro rappresenta per il fotografo un’enorme pressione.

Trovarsi di fronte soggetti così, oltre ad essere un onore, rappresenta anche una grande responsabilità.

Un grande fotografo, una volta disse che trovarsi a fotografare un personaggio famoso è difficile perché il personaggio famoso “è come un’azienda” anzi non è solo “un’azienda ma un colosso”… e gestire un colosso non è semplice.

Gestirlo quindi per (solo) qualche ora o peggio ancora per qualche minuto, senza di fatto conoscerlo a fondo, su di un set fotografico non è affatto facile, anzi… se non si hanno ben chiare le idee, può anche capitare che il soggetto abbandoni il set… comprensibilmente aggiungo, visto che la loro immagine è il loro lavoro. 

Ma quindi un personaggio famoso semplifica oppure no la vita al fotografo?

Riprendiamo per un attimo la foto di Clint Eastwood. Poi mettiamola a confronto con la foto di uno sconosciuto. Ho cercato una foto di un uomo “normale” con una camicia simile a quella di Eastwood, una barba simile etc etc… mettiamole a confronto.

Vediamole meglio da vicino… con lo stesso taglio…

Ecco quello che intendo per patrimonio emozionale. Due foto, due ritratti intensi, due persone “simili” per età, barba, camicia, espressione seria, capelli… ma uno di loro è Clint Eastwood… pur volendo non si può prescindere da questo… l’anima della foto è il suo immenso patrimonio emozionale.

Quindi la risposta è… si, il volto del personaggio famoso, aiuta la fotografia. Impossibile negarlo.

E allora, come posso convincere Clint Eastwood a farsi fotografare da me?

Semplice, non posso! Perché un personaggio dello spettacolo ha affidato la sua faccia, la sua immagine, ad una agenzia che decide per lui… o comunque se non c’è l’agenzia, il personaggio pubblico deve essere per forza di cose “molto selettivo” sul chi potrà fotografarlo…

E allora? Come fare un ritratto emozionante se non posso fotografare Clint Eastwood?

Semplicemente devo cercare delle caratteristiche “uniche” in un volto comune e sperare che un estraneo si lasci convincere a farsi fotografare da me… devo creare un link con lui. 

Il fotografo che ha ritratto il signore che vi ho fatto vedere prima, ha una galleria incredibile. E’ un ottimo fotografo, e ha una galleria di foto incredibili. Ha trovato il modo di rendere unici i suoi personaggi “comuni”.

Il primo esempio.

 

Un ritratto splendido. Il gioco del tutto sfocato tranne il viso a fuoco nelle lenti degli occhiali mi fa impazzire. Un persona comune resa unica dalla bravura del fotografo… ci vuole non poca bravura a pensare e scattare una foto come questa.

Un altro esempio. Stesso fotografo, persona comune diversa.

 

Trovo questa foto bella in maniera imbarazzante. Quante storie si potrebbero inventare dietro questa foto… Un soggetto incredibile già di suo, reso ancora più bello dall’escamotage delle mani… come mostrare mani “sporche e trasandate” in un ritratto? facendo mettere le mani sul viso del soggetto… in una posizione che esprime timidezza o imbarazzo.

Ultimo esempio.

Qui troviamo l’apoteosi del genio. Soggetto con barba e capelli lunghi? perché sprecarlo? è bastato farlo guardare in alto verso una fonte luminosa… basta questo per farlo sembrare “Gesù”… o quantomeno dare questa impronta “mistica” di patrimonio emozionale…

Stesso escamotage usato da un altro grande fotografo che fa foto a gente comune… Lee Jeffries… nella foto che segue ha avuto anche la furbizia di dire al suo “modello” di rimanere a petto nudo…

 

Quindi è possibile regalare emozioni con una foto di gente comune!!!

A conti fatti SI!!! se tutte le foto presenti in questo articolo fossero in vendita e dovessi sceglierne una da acquistare per appenderla in casa mia, senza dubbio sceglierei questa…

ha molto da raccontare, ha un lavoro non indifferente alle spalle, NON gode del patrimonio emozionale dell’attore in quanto questa qui ritratta è una persona comune… penso a questo signore… il perché di quelle mani, il suo passato, il suo presente, cosa ha potuto dirgli il fotografo per convincerlo a fargli una foto… insomma questa foto mi costringe a pensare… a farmi delle domande. Per questo l’adoro. Inoltre non mi stancherei mai di guardarla. Questa è la classica foto che quando la vedo dico “avrei voluto scattarla io…”.

Per concludere

riflettiamo sul fatto che anche la gente comune può fare della nostra foto una grande fotografia. In fondo basta scegliere la persona giusta e riuscire a stabilire un link con essa. E’ difficile raccontare qualcosa con una fotografia, ancor più difficile è raccontare qualcosa con un ritratto. E’ facile cadere nella banalità. Non è impossibile però scattare buone fotografie, basta avere ben presenti gli obiettivi che vogliamo raggiungere.

Forse le nostre foto alle persone comuni non diventeranno famose come quella di Che Guevara… ma le emozioni che regaleranno a chi saprà guardarle saranno il nostro premio più grande.

 

 

Chiudo qui. Lascio come sempre alcuni link interessanti per chi volesse approfondire.

 

Il mio precedente articolo del 2016 sulla fotografia da ritratto… nella parte finale parlavo di macchinette automatiche delle fototessere… forse ho voluto semplicemente concludere quel discorso con questo articolo… “il ritratto” del 2016 lo potete leggere qui

Quando scattare e quando lasciar perdere… il limite

La galleria Instagram del fotografo “undocumentarian” della gente comune: https://www.instagram.com/undocumentarian/

La galleria Instagram del fotografo Lee Jeffries della gente comune: https://www.instagram.com/lee_jeffries/

La galleria Instagram del fotografo Chris M. delle celebrità: https://www.instagram.com/starsofthesilverscreen/

 

Ci si legge nel prossimo articolo. 

Ciao

 

 

 

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