La lettura portfolio
E’ un’esperienza che tutti i fotografi (amatoriali e non) prima o poi devono fare. Non ci aiuta a capire nulla delle nostre foto… aiuta bensì a capire determinati meccanismi fotografici che fino ad allora ci sembrano oscuri… forse ci sembrano addirittura inesistenti, ma ci sono e dobbiamo farci i conti.
Cercherò di aiutare chi non ancora si è cimentato in quest’avventura per cercare di farla diventare una bella esperienza, anziché traumatica.
Partiamo col dire che la lettura portfolio verrà effettuata da una persona che NON vi conosce. Non sa chi siete, NON sa che fate, NON sa dove vivete… insomma NON sa nulla della vostra vita. Aggiungiamo anche che la lettura portfolio quasi mai avviene solo per voi, bensì viene eseguita in luoghi pubblici quali fiere fotografiche, workshop, incontri tra appassionati, club di fotografia… qualche volta siamo noi a richiedere la lettura portfolio ad un professionista al quale chiediamo di esaminare le nostre immagini.
Quindi?
Quindi il vostro portfolio potrà essere il primo, il decimo o il ventesimo… il professionista che guarderà le vostre foto sa già che gli spetta un lavoro immane, quindi tutto farà tranne che guardare le vostre foto… le vedrà frettolosamente, non le capirà perché non le guarda attentamente e ve le boccerà senza pietà. Non avrà ne il tempo ne la voglia di soffermarsi sulle vostre foto. Anche perché lui è un professionista e voi siete dei principianti… pensiero plausibile.
Ah… cosa fondamentale… è un lavoro per il quale NON paghiamo… e come tutti i lavori gratis, sono fatti male e in maniera superficiale.
Gratis… questa parola orrenda!
Tutto sommato, il fotografo che analizza le nostre foto, per darci un giudizio coerente con le nostre aspettative, dovrebbe perdere ore a leggere le nostre immagini. Forse giorni. Forse guardare le nostre foto non serve nemmeno tanto. Dovrebbe conoscere prima noi… chi siamo e perché facciamo quelle foto… Un lavoro immane. E vi aspettate che lo faccia gratis e in dieci minuti?
Sarebbe come decidere se sposare o meno una persona che avete conosciuto da pochi minuti solo per come è vestita o per cosa ordina al bar dove vi siete incontrati per un caffè… non si può dare un giudizio così importante senza conoscere i retroscena, la vita e il pensiero della persona che si ha di fronte.
Cosa ci andiamo a fare allora alla lettura portfolio?
L’errore sostanzialmente è il nostro, anzi gli errori più classici sono TRE, alcuni li ho commessi anche io. Quindi adesso posso raccontarvi cosa fare.
Partiamo da principio. Vi diranno di presentare un portfolio di 12 foto (proprio per semplificarsi la vita, solitamente chiedono sempre 10 o 12 foto)…
Primo (possibile) errore – La scelta delle foto
Sia che ho mille fotografie bellissime, sia che ne ho diecimila, ne posso scegliere solo dieci.
Ma come faccio? Vorrei mostrare quanto più possibile di me. Ecco che allora comincio a fare una selezione di tutte le mie foto più belle, quelle più fighe, quelle che mi faranno avere un “BRAVO”. Dal mio passato di fotografo apro cartelle sul mio computer, comincio questa compilation di fotografie, fino a che non arrivo ad una selezione di venti fotografie “irrinunciabili”…
non ci siamo ancora… bisogna scremare un po’… via una, via un’altra e sono arrivato a quindici… tolgo ancora e finalmente sono a dieci.
Stampo i miei dieci capolavori.
Vado alla lettura portfolio.
Ci rimango malissimo perché la lettura va male. Vengo stroncato come mai mi sarei aspettato.
Perché? lo vedremo più giù.
Secondo (possibile) errore – La stampa delle foto
Ho visto di tutto. Ho visto cose che voi umani non potete immaginare… ho visto gente presentarsi alla lettura portfolio con una stampa su tela canvas delle misure di cento centimetri per settanta… un quadro insomma. Ho visto gente presentare foto stampate dieci per dieci centimetri… poco più grandi di un francobollo… ho visto gente presentare foto stampate in momenti diversi, con carte diverse, con qualità diverse… tutte in un unico portfolio… ho visto gente portare stampe fatte in casa con la propria stampantina con cartucce esauste e con una pessima qualità di stampa (e questo è il meno grave dei problemi a dire il vero). Ho visto presentare portfolio contenenti sia foto orizzontali che verticali (spiegherò tra poco perché è un errore)…
Parlando di colui che ha portato con se il quadro per esempio, non mi sembra tanto logico uscire di casa con un quadro per portarselo in giro… partendo dal trasporto e finendo a quando passò il quadro all’esaminatore seduto al tavolo, si rese protagonista di una scena alquanto ridicola e quantomai fuori luogo.
Terzo (possibile) errore – L’atteggiamento
Andare alla lettura e aspettarsi i complimenti è lecito, ma quantomai fantasioso. Credere di essere portati in trionfo è assurdo. Ma non perché non sia nelle vostre possibilità, ma perché nessuno mai si prenderà la briga di analizzare i vostri lavori… L’ho detto prima. Vedranno le vostre foto ma non le guarderanno. Su almeno una sessantina di letture portfolio a cui ho assistito, soltanto ad una persona ho sentito dire… “bravo, mi piacciono le foto”… stop. Tutti gli altri “bocciati” in maniera eclatante… perché? lo scopriamo subito.
Ecco cosa fare
Di seguito i tre passi da compiere per trasformare una esperienza traumatica in una buona esperienza.
La scelta delle foto (come fare la scelta giusta)
La lettura portfolio è intesa come un’analisi di un progetto fotografico “bello e concluso” e che soprattutto abbia un perché.
Un progetto fotografico “bello e concluso” e che abbia un “perché” è quel progetto che può riguardare una infinita quantità di argomenti, l’importante è che tutte le fotografie che presentate nel portfolio siano tra di esse collegate in maniera talmente stretta da essere considerate tutte e dieci come un’unica grande fotografia.
E questo o ce l’avete o non vi presentate nemmeno alla lettura… E’ una cosa imprescindibile.
Le dieci foto devono essere un progetto quindi.
In questo gruppo di foto, ci saranno sicuramente fotografie più belle e alcune meno belle, ci sarà quella che funziona di più e quella che funziona di meno, ma tutte danno un senso al progetto. Bisogna avere il coraggio di pensare in questo modo. Il portfolio non è una compilation dei nostri più grandi successi. Il portfolio è un progetto. Presentiamo quel progetto e sottoponiamolo al giudizio.
Ho un progetto sulla periferia di Napoli e dei suoi modi di vivere… bene presento quello e sarebbe utile anche spiegare perché l’ho fatto.
Ho un progetto sugli ulivi pugliesi… bene presento le foto degli ulivi… idem come sopra. Spiegare perché.
Ho un progetto di nudo con una modella… presento il mio progetto di nudo. Aggiungere il perché anche qui e via dicendo… ho un reportage in una zona di guerra? Presento quello e spiego il perché di quel progetto e a cosa è destinato.
Il progetto sugli ulivi, per esempio, per quanto bello ed interessante possa essere, presenta delle limitazioni che spesso noi stessi non accettiamo… nella mia carriera di fotografo ho fatto foto sicuramente più belle di quelle agli ulivi… ho dei tramonti pazzeschi, ho delle street fantastiche, ho dei paesaggi urbani da lasciare il fiato… perché dovrei giocarmi tutto con degli alberi di ulivo?
Perché serve il progetto. Le foto prese alla rinfusa fanno capire una sola cosa… che non abbiamo ancora le idee chiare sulla nostra fotografia.
Se vi trovate di fronte ad uno gentile e dotato di tatto sarà una delle prime cose che vi dirà… “devi capire cosa vuoi fotografare” e “devi trovare la tua strada”… ma aspettatevi anche di peggio.
Se ci pensiamo bene, ha ragione.
Ho visto foto di gente che ha presentato nel suo portfolio nuvole, auto, ritratti ai propri figli e per concludere una foto di nudo… in dieci fotografie c’era tutto questo.
Ecco il classico esempio di cosa non fare. Un nudo e dei bambini in uno stesso portfolio non solo non stanno bene insieme, ma non c’entrano nulla… metteteci delle nuvole e delle auto e diventa eclatante che il fotografo che presenta il suo portfolio non sa minimamente di cosa si sta parlando e che cosa si sia seduto a fare di fronte al suo esaminatore… sebbene siano foto fatte da lui.
Ho visto invece presentare un progetto formato da sei fotografie, ben gestite, ben realizzate e con una idea convincente ricevere il tanto atteso “bravo, belle foto”. Il progetto vedeva come protagonisti due ragazzi gay che amoreggiavano su di una panchina… un progetto semplice, piccolo, un progetto se vogliamo anche “banale”, ma tutto sommato il fotografo ha dato l’idea di presentare un suo lavoro, gestito, pensato, organizzato e redatto in maniera “professionale”…
solo così le domande del “cosa vuoi fare” e del “capire la propria strada” hanno già una risposta.

Una volta assodato che genere di foto, anzi di progetto presentare ad una lettura portfolio, andiamo ad analizzare la stampa.
La stampa del portfolio (come fare la scelta giusta)
Abbiamo assodato che sono dieci foto.
Abbiamo assodato che né quadri né francobolli sono adatti.
Credo di poter affermare che una stampa presso un qualsiasi laboratorio fotografico di dieci foto venti per quindici centimetri possiamo permetterceli tutti… anche se ci chiedono cinquanta centesimi a foto, per dieci foto, fa cinque euro.
Investiamo cinque euro per una nostra opportunità e visibilità.
Investiamo su noi stessi e sul nostro lavoro.
Tutto sommato bisogna pensare che il nostro portfolio, in quel momento è il nostro bigliettino da visita. Parla per noi. E se parla male, noi saremo (di conseguenza) dei “pessimi fotografi”.
E mi raccomando… o tutte orizzontali o tutte verticali.
L’atteggiamento (cosa aspettarsi e cosa succederà)
Sostanzialmente succede ciò che succede ad un colloquio di lavoro (se siamo noi a cercarlo), ossia nulla di eclatante. Qualcuno giudicherà un nostro lavoro e se questo non è geniale, irriverente e provocatorio, esteticamente perfetto o con dei contenuti stratosferici, verrà accolto con una tiepida indifferenza.
Vi verranno dati dei consigli che non vi aiuteranno a crescere, molti dei quali sono “gusti” personali del professionista e non sono consigli oggettivi.
A me è stata contestata la grandezza della stampa (troppo grande il formato A4 ossia venti per trenta centimetri). Mi è stata contestata una foto che aveva un taglio orizzontale mentre per il mio esaminatore sarebbe stato preferibile un taglio verticale (senza darmi spiegazioni, ma dicendomi soltanto che era meglio come diceva lui). Mi è stato detto che le foto non si presentano così… ma vanno presentate in una bustina protettiva trasparente perché altrimenti si sarebbero rovinate con le impronte digitali…
In un’altra occasione mi è stato detto “io odio la fotografia street” e le mie foto erano proprio di street, quindi era come chiedere ad un vegano un parere su di una bistecca fiorentina…
Insomma ci siamo capiti…
Quindi a cosa serve la lettura portfolio?
Per me non serve a nulla. O meglio, se riuscite a scremare tutto il superfluo e la marea di fesserie che usciranno dalla bocca del professionista che vi esamina e riuscite a tenere quelle due o tre parole in croce che servono per la vostra crescita è bene. Altrimenti soprassedete.
Ripeto chi ci giudicherà non conosce nulla di noi. Non ci conosce e forse (anzi togliete il forse) non ha nemmeno voglia di conoscerci.
Distruggerà il nostro lavoro perché non avrà la benché minima intenzione di esaltare qualcuno che poi potrebbe avanzare richieste… Il suo compenso lo prende sia se ci definisce “asini” sia se ci definisce “geni”… con la sola differenza che se ci definisce buoni fotografi poi potrebbe essere investito di qualche richiesta di collaborazione o raccomandazione.
Un grande fotografo mi disse una volta… “quando ero giovane, mi dissero che non potevo fare le stesse foto di Newton, perché io non ero stato deportato come lui… allora cercai la mia strada e trovai un mio stile, partendo da ciò che conoscevo meglio”.
Ecco questa frase forse all’apparenza leggera, senza un grande significato dice 3 grandi verità…
La prima
C’è qualcuno che mi conosce. Mi conosce così a fondo da sapere che io non ho un passato come quello di Newton (o di chicchessia). Conosce la mia storia, dove vivo e perché faccio quello che faccio. Conosce il mio stile e sa che quelle non sono foto “mie”.
La seconda
C’è qualcuno che ha guardato TUTTE le mie foto con attenzione, le ha studiate, le ha pesate e capite, le ha confrontate ed è arrivato ad una conclusione per la mia crescita interiore e professionale.
La terza
Questo qualcuno crede nelle mie potenzialità perché oramai mi conosce e sa che intraprendendo la strada della emulazione dello stile di Newton non sarei potuto crescere… mi invita quindi a prendere un’altra strada, ripartendo da zero… e indirizzandomi nella giusta direzione
Ecco cosa dovete sperare di trovare. Una persona del settore, editore o fotografo che sia, che conosca la fotografia e che vi conosca da ben più di 10 secondi, col quale si possa avere un dialogo, al quale interessi la vostra crescita personale e professionale e che sappia guidarvi nella giusta direzione, che sappia capire cosa fate e perché lo fate.
Tutto ciò non lo troverete in fiera, non lo troverete nei club e non lo troverete da nessuna altra parte dove vi offriranno una lettura gratuita del vostro portfolio.
Tutto questo se siete fortunati lo trovate soltanto pagando… ma ripeto… se siete fortunati.
Ma se anche pagate e fate gli errori che vi ho descritto sopra, la fine sarà la stessa…
E allora?
Allora evitate come la peste la lettura portfolio gratuita. Chiedete un appuntamento a qualche fotografo che stimate e chiedete lui di ricevervi, naturalmente pagando per il suo lavoro e per il suo tempo che dovrà dedicarvi.
Stampate un progetto come si deve. Stampa da laboratorio o da camera oscura… anche vostra se l’avete e ne siete capaci, anzi è pure meglio. E mi raccomando o tutte verticali o tutte orizzontali.
Presentategli un progetto. Parlate e spiegate lui perché avete scattato quelle foto, a cosa serviranno. Parlategli della stampa se è opera della vostra camera oscura. Non portatevi dietro solo le dieci fotografie del progetto, ma anche qualcosa che parli di voi. Ma sempre occhio alla stampa e all’attinenza di ciò di cui state parlando.
Fategli capire che cosa siete e perché siete lì al suo cospetto. Fategli capire cosa è per voi la fotografia.
Scegliete il vostro fotografo con attenzione, perché se proponete un reportage di guerra a Paolo Pellegrin (per esempio) sappiate che state parlando con il più grande esperto italiano di reportage bellici… quindi il suo giudizio sul vostro lavoro sarà in relazione con il suo lavoro… o se scegliete un fotografo come Settimio Benedusi, Gastel, Thorimbert per sottoporgli un progetto di moda, sappiate che vi stanno giudicando esperti che della fotografia fashion hanno fatto la loro vita lavorativa.
Accettate le critiche, capitele e fatene tesoro. State pagando qualcuno perché guardi le vostro foto. Portate il migliore progetto che avete, presentatelo nel migliore dei modi e siate pronti a far “innamorare” di voi e della vostra fotografia qualcuno che non vi conosce… se non siete pronti a questo, aspettate di esserlo.
Chiudo qui. Come al solito le mie parole vogliono stimolare il ragionamento e non imporre nulla.
Allego qualche link ad altre letture del mio blog e non a mio avviso interessanti. Ci si legge alla prossima.
http://trabuioeluce.com/il-limite/
http://trabuioeluce.com/vita-da-forum/
http://trabuioeluce.com/lidea-rivoluzionera-mondo/
http://trabuioeluce.com/fotografare-sottraendo/
http://trabuioeluce.com/mi-compro-la-macchina-fotografica/
http://www.benedusi.it/blog/lettura-portfolio-2/
PS. Aggiungo, visto che l’ho ripetuto più volte, che le foto devono essere o tutte orizzontali o tutte verticali… perché? Perché tranne che in rarissimi casi, un progetto inizia e finisce con la macchina fotografica nella stessa posizione. E’ qualcosa che ho avuto modo di apprendere nel corso di diverse chiacchierate con diversi esperti del settore. Pensandoci è giusto. Se per voi non lo è, rivedete il vostro modo di fotografare.