Il ritratto

Il ritratto

l’unica regola è: non seguite le regole ma… sperimentate!

Sperimentare è la parola d’ordine. L’unica regola è questa.

Certo studiare le basi della fotografia è fondamentale cosi come è fondamentale guardare i ritratti dei grandi maestri (oltre ad essere una inesauribile fonte di ispirazione).

Il mio consiglio è conoscere la materia per poi farla propria.

Solo quando si conosce a fondo qualcosa riusciamo a vedere con chiarezza cosa a parer nostro è migliorabile.

Tra le altre cose sono anche appassionato di cucina e come per la fotografia, quando eseguo un piatto per la prima volta, so che è necessario seguire la ricetta passo passo, la seguo anche se mi sembra assurda… mi serve per capire le basi della cucina da cui è scaturita quella ricetta. D’altronde se la sto eseguendo vuol dire che un “grande chef” mi ha ispirato… e il grande chef, per inciso, può essere anche la nonna che mi da la sua ricetta della pizza fatta in casa. Quando assaggio quello che ho cucinato, dopo aver seguito la ricetta alla lettera, comincio a maturare la mia idea su quel piatto e le eventuali modifiche che potrei apportarvi. Migliorie anche minime creando così su delle solide basi qualcosa di unico… qualcosa di mio.

Il ritratto, anzi la fotografia, è come la cucina. Uguale ed identica. Partire da basi consolidate per creare qualcosa di unico.

Non esiste un ritratto uguale ad un altro, così come non esiste un piatto di cucina uguale ad un altro.

“un ritratto è la testimonianza di un incontro”

chi lo dice? quello che ritengo uno dei più grandi ritrattisti della fotografia contemporanea. Toni Thorimbert. Non ho avuto il piacere di conoscerlo di persona, ma quello che ho letto, sentito e visto di lui, mi ha lasciato senza parole.

Trovo bellissimo e straordinario il suo modo di fotografare… di ritrarre le persone che hanno la fortuna di capitare davanti alla sua macchina fotografica. E’ vicino a loro, non solo fisicamente come si nota nell’immagine qui sotto… distese le braccia le loro mani riuscirebbero a toccarsi… ma anche emotivamente.

Riuscire ad avvicinarsi ad una persona è difficile, sia che siamo fotografi sia che siamo soggetti da fotografare…

Trovarsi di fronte un fotografo ad una distanza così ridotta, metterebbe a disagio chiunque. Magicamente però nelle foto di Thorimbert nessuno sembra innervosito dalla macchina fotografica… Riesce a creare il link… il collegamento.  Trovo che sia questo il segreto di un grande fotografo… Scattare una foto senza far sentire l’altro davanti ad un obiettivo.

thorimbert-backstage
Toni Thorimbert in uno shooting con Greta Scarano per la rivista Io Donna Magazine

Mettersi in gioco, sempre!

Mettersi in gioco. Chi ci sta di fronte lo sente se stiamo bluffando o se stiamo davvero mettendoci in gioco. Quando il soggetto intuisce che stiamo facendo sul serio, ossia che realmente stiamo dando tutto, anche e soprattutto la nostra vulnerabilità, ecco che anche lui si concede. E’ un avere dopo l’aver dato qualcosa in cambio… il collegamento… il link ha dato i risultati desiderati.

Gianni Versace
1983 Gianni Versace fotografato da Toni Thorimbert

 

La sua frase “un ritratto è la testimonianza di un incontro” è la sintesi perfetta, di quella che dovrebbe essere la teoria, di tutta la nozione teorico e pratica della fotografia di ritratto.

Non serve altro.

 

Cercare di far mettere tutti i malcapitati che si troveranno di fronte al nostro obiettivo nella stessa identica posizione e forzarli ad assumere tutti la stessa espressione, è pura pazzia… è pura pazzia. Sebbene ne abbia visti tanti di fotografi che lo fanno.

Se ritraendo nostra moglie o la nostra fidanzata o il nostro amico, ci siamo resi conto (per pura fortuna) di aver fatto bingo, e che mai nessun ritratto in tutta la storia della fotografia sia migliore del nostro, non è ammissibile, per nessun motivo al mondo, sforzarsi di voler ricreare quelle posture e quelle espressioni in nessuno dei nostri ritratti successivi…

Perché? perché ogni ritratto è unico! così come le persone che sono davanti al nostro obiettivo… altrimenti il risultato sarà un mediocre e maldestro tentativo di ritrarre qualcuno nel peggiore dei modi, cercando in tutti i modi di fargli fare ciò che non vuole fare…

Insistere affinché il soggetto sorrida, significa ottenere una foto dove lo ritraiamo mentre sorride come un ebete. Sforzarsi di metterli tutti nella stessa posizione vuol dire avere soggetti che in quella posizione non sono a loro agio. Mi ricordo che da bambino, per farmi una foto, mi facevano “mettere faccia al sole” e poi mi dicevano… “dai su, apri gli occhi…” lasciamo stare. Ma la sostanza è la stessa.

 

Avete presente il detto… “nessun uomo è un’isola”? Ecco pensate il contrario… ogni uomo è un’isola!!!

Anzi, ogni persona che ci troveremo di fronte al nostro obiettivo è un universo a se stante.

La testimonianza di un incontro. Tutto qui. Il ritratto deve raccontare il nostro incontro tra fotografo e soggetto.

C’è imbarazzo? c’è feeling? c’è amore? c’è rabbia? c’è noia? c’è incomunicabilità? la cosa più difficile ma anche più bella, è riuscire a fotografare queste emozioni con eleganza, accostarle al soggetto che fotografiamo creando così il binomio perfetto.

Nella foto qui sotto c’è la dimostrazione che si deve inseguire il “racconto di quel momento”. Quel momento è di chiusura? fotografiamola questa chiusura… sarà sicuramente meglio di una ipotetica foto che mostra un Moravia che si sforza di ridere… Un Moravia al 100% è quello in questa foto. Chiedergli altre non serve. Non sarebbe lui.

Moravia
Alberto Moravia fotografato da Toni Thorimbert

Non è facile… non lo è per niente… nessuno ha detto che sia facile.

In se per se, il ritratto è una cosa semplice… ma come tutte le cose semplici sono le più difficili da realizzare.

Il volto in fondo traduce quelle che sono le nostre emozioni. Una foto di un volto annoiato che sorride, è il più classico esempio di fotografia mediocre che si possa ottenere…

Fotografare sempre. Sperimentare sempre. Non cercare consensi, ma cercare di creare un collegamento tra fotografo e soggetto. Il facile consenso, per esempio avendo a disposizione Paolo Villaggio sarebbe quello di riuscire a fargli fare qualcosa di comico. Ma evidentemente Villaggio non è il Rag. Ugo Fantozzi nella vita reale. Qui si fotografa l’uomo. E l’uomo Paolo Villaggio ha deciso di mostrarsi così, perché in quel momento così si sentiva. Uno splendido ritratto che non ti aspetti… un testimonianza di un incontro.

Paolo Villaggio
Paolo Villaggio fotografato da Toni Thorimbert

 

Il ritratto in fondo è un dare seguito da un avere… è il frutto di un rapporto tra due persone che magari non si conoscono e che magari dopo quell’istante non si rivedranno mai più…

In fondo si tratta di un solo scatto… una sola foto. Ma quella sola foto nasconde un universo intero fatto di silenzi, parole, lacrime, fallimenti, paure, emozioni…

Tecnicamente il nostro ritratto potrà anche risultare “sbagliato”, ma la tecnica è la cosa che conta meno. Quando un ritratto è pieno, tutto il resto perde di importanza… lente, macchina, luci, tempi, rumore, sfocato…

Ho letto testi ridicoli… ho guardato video comici… ho sentito barzellette divertentissime… parlavano tutti della fotografia di ritratto. Sembra che tutto porti a comperare un libro giudicandolo dalla copertina piuttosto che dai contenuti.

Di seguito mostrerò alcuni ritratti… “singolari” di gente famosa… gente dello spettacolo… è proprio grazie a quell’essere “singolare” che riusciamo a leggere chiaramente il “mettersi in gioco” cui facevo riferimento prima. Leggerete il collegamento che c’è stato tra fotografo e soggetto. Proprio ciò che notai nei lavori di Thorimbert quando mi avvicinai alla sua fotografia.

Constaterete che in nessun manuale di fotografia o video tutorial troverete indicazioni per realizzare foto come quelle che vi mostrerò qui sotto.

jobs

…quanti avrebbero avuto il coraggio di chiedere a Steve Jobs di indossare gli occhiali col nasone. Non credo che Jobs uscisse di casa così. Eppure il fotografo è riuscito a coinvolgere uno degli uomini d’affari più potenti del mondo e a creare un ritratto del suo soggetto come mai gli erano stati fatti… “la testimonianza di un incontro”…

gillspie..mostrare a chi non lo conosce, senza fotografare strumenti musicali, che Dizzy Gillespie oltre ad essere un musicista, era anche un trombettista. Trovo questo ritratto geniale. Un ritratto che ha un’anima. Guardandolo sembra di sentire gli altri elementi della sua jazz band che suonano in lontananza… un ritratto che trasmette musica…

dean

 

Avere a disposizione la bellezza e il fascino di James Dean, icona assoluta di stile, e decidere di fare a meno di tutto… coprirgli mezzo volto con un maglione… E’ lui, è James Dean! Lo avremmo riconosciuto anche in una stanza buia, ma il fotografo decide di non mostrarlo. Dean capisce il suo intento (mettersi in gioco) e lo asseconda, regalandogli questo scatto… “la testimonianza di un incontro”.

 

chaplin

Perché avendo a disposizione Charlie Chaplin davanti alla mia macchina fotografica non dovrei chiedergli di fare Charlot? perché sarebbe scontato e, sebbene il personaggio di Charlot sia ben più noto del vero volto dell’attore che lo interpreta, sarebbe anche una mancanza di rispetto nei confronti dell’essere umano che ho di fronte. Ecco che allora Chaplin dimostra che Chaplin può anche divertire come Charlot… senza avere il volto truccato e senza indossare scarpe enormi… mettersi in gioco premia sempre.

liebovitz

Chiudo la galleria con un’altra grande ritrattista. Sono sicuro che guardando la sue gallerie noterete una foto che conoscete bene… vista anni fa su qualche rivista… e che oggi come allora ancora vi stupisce per la sua bellezza. Ho messo questo ritratto non tanto per la foto in se… ma per quello che c’è scritto sotto questa foto… “when i say want to photograph someone, what it really means is that i’d like to know them”… ossia “quando dico che voglio fotografare qualcuno, in realtà significa che mi piacerebbe conoscerlo“… bisogna conoscere qualcuno per fotografarlo… sapere chi si ha di fronte. Essere, anche solo per un momento parte della vita di quel soggetto. Creare il link, il collegamento.

Aggiungo… quando è possibile e soprattutto… nei limiti. Se il personaggio è pubblico DEVO informarmi prima, DEVO conoscere, prima di incontrarlo, il soggetto che fotografo… fossi andato da Moravia proponendogli di indossare gli occhiali con il nasone finto che fecero indossare a Steve Jobs mi sarei guadagnato un “vaffa…” assicurato…

Se invece dobbiamo fotografare gente normale, che magari abbiamo conosciuto da 5 minuti, la cosa più semplice da fare è non avere fretta di scattare… inutile cercare di conoscere qualcuno in 5 minuti se non conosciamo noi stessi dopo 40 anni di esistenza… magari però possiamo parlare con loro, esternare le nostre paure, esporre la nostra idea, dimostrarci disposti ad ascoltare e ricevere aiuto da chi magari è più imbarazzato di noi… mettersi in gioco. Testimoniare, con la nostra fotografia, un incontro… in fondo si tratta solo di questo. 

Quanto ci sia del fotografo e quanto ci sia del soggetto, nelle foto qui sopra, non lo sapremo mai… sicuramente il fotografo tende a prendersi tutto il merito, mentre magari noi che guardiamo il suo scatto pensiamo “facile con un personaggio così l’avrei potuta fare anche io…” (magari). La verità è una sola. In tutte queste foto si nota il collegamento. C’è stata una interazione “dominante sul risultato finale”. Tutte, e sottolineo tutte, sono la testimonianza di un incontro

I ritratti muti sono quelli che si fanno alle macchinette automatiche davanti alla stazione. Le regole del ritratto alle celebrità valgono anche per i ritratti di tutti i giorni… Senza “collegamento” tra soggetto e fotografo ci sarà solo mediocrità.

 

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Concludo con questo screenshot del mio cellulare… una foto di quello che credo sia il padre della “fotografia di ritratto”, Richard Avedon. Colui che ha ispirato centinaia di migliaia di fotografi. La stessa Annie Leibovitz ammira Avedon invidiandone le sue capacità comunicative. La frase:

“To be an artist, you have to nurture the things that most people discard.”

deve essere scolpita nel DNA di tutti i fotografi, amatoriali e non… “per essere un artista, devi coltivare quello che la maggior parte delle persone scarta“… evitare di fare ciò che la gente si aspetta… concetto (fondamentale) presente in tutti i ritratti che ho presentato qui, da quello di James Dean a quello di Paolo Villaggio così come quello di Steve Jobs.

Piccola curiosità. La foto di Chaplin in questo articolo, è di Avedon.

 

Ci si legge nel prossimo post. Grazie a chi avrà avuto la pazienza di leggere tutto.

Chiudo

 

 

 

Allego un po’ di link per chi volesse approfondire:

 

Richard Avedon (il ritratto nasce da qui… maestro di tanti… forse di tutti) http://www.avedonfoundation.org/

altre informazioni e un altro link interessante su Avedon, come su molti altri è questo https://www.artsy.net/artist/richard-avedon

Toni Thorimbert (il suo “pensiero” di fotografia ha contribuito a modificare e far maturare il mio… GRAZIE!!!) http://www.tonithorimbert.com/

nitch (galleria di ritratti eccezionali, tra cui ho selezionato quelli di questo articolo): http://www.nitch.com/

Annie Leibovitz (di ufficiale c’è poco… di notizie su google tante e sparpagliate… metto il profilo instagram, in mancanza di meglio) https://www.instagram.com/annieleibovitz_/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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