Fotografi nell’ombra e fotografia figlia di… opportunità
molto spesso conta molto l’etichetta e non il contenuto… purtroppo.
Mi piace accostare l’arte alla fotografia. Quantomeno come concetto iniziale.
Il maestro Franco Fontana diceva in un documentario a lui dedicato: “Se metti dieci fotografi a fotografare lo stesso soggetto nessuno dei quei dieci farà una foto uguale a quelle degli altri”, perché? perché “esiste quello che vedete, non quello che fotografate”. La macchina fotografica blocca l’istante che la nostra mente, il nostro cuore e il nostro occhio dicono di bloccare. Io mi sento di sposare in pieno questa teoria. Quindi benché la fotografia sia oggi inflazionata, ognuno con la semplice pressione di un pulsante, crea qualcosa di unico… già visto magari, ma unico.
Quindi possiamo asserire che esista l’arte della fotografia, ma non che la fotografia sia arte?
Nonostante tutto, molti fotografi ci tengono ad essere considerati artisti ma io ritengo che considerare la fotografia arte sia oggi diventato un rischio. Eppure la fotografia ai suoi albori nacque come forma d’arte “subordinata”. I ceti sociali più deboli economicamente, nel fine ottocento, non potendo permettersi ritratti di famiglia fatti a mano dall’artista, deviavano sul ritratto fotografico. Per due ragioni molto semplici. Per ottenere prima il loro ritratto, vista la rapida espansione di laboratori fotografici, e perché un ritratto fotografico non era soggetto alla bravura del pittore… era una fotografia appunto.
La fotografia prese talmente piede alla fine dell’ottocento che tanti pittori visto il calo vertiginoso di lavoro si trovarono di fronte al bivio. Dovettero decidere se rimanere pittori o diventare fotografi. Fu così che la fotografia divenne “rifugio di tutti i pittori mancati, mal dotati o troppo pigri per completare i loro studi…”. (fonte wikipedia)
Quindi fotografia e arte non sono la stessa cosa, benché siano a parer mio, due facce della stessa medaglia.
Aggiungerei per fortuna. Perché ultimamente “l’arte” non se la sta passando benissimo…
Mi è capitato di leggere una notizia curiosa un po’ di tempo fa. Due ragazzi di San Francisco Bay in visita al Moma di San Francisco, museo famoso in tutto il mondo che dedica il cento per cento dei suoi spazi alla esposizione di opere d’arte moderna, guardando le opere intorno a loro maturano un’idea… sono convinti che qualsiasi cosa, inserita nel giusto contesto, al momento giusto, possa diventare un’opera d’arte… anche un oggetto comunissimo come un paio di occhiali.
Decidono di provare l’esperimento proprio quel giorno. Proprio all’interno del museo. Per gioco poggiano in terra vicino una parete bianca gli occhiali di uno di loro due… li posizionano con precisione stando attenti a non essere visti da nessuno e poi rimangono li a guardarli fingendosi interessati.
Dopo qualche secondo arrivano i primi visitatori che iniziano a fermarsi, osservare e fotografare “l’opera d’arte” esposta al Moma. Dopo qualche minuto si forma una piccola folla. Naturalmente i due ragazzi riprendono tutta la scena con i loro cellulari e postano foto e video sui vari social network… immagini che fanno immediatamente il giro del mondo.

Per fortuna succede anche il contrario… Al Museion, a Bolzano, le addette alle pulizie hanno pensato che il disordine dato da bottiglie vuote di champagne, stelle filanti e coriandoli sparsi in terra in una stanza fosse frutto di una notte di baldorie… magari a cui avevano partecipato dei gran maleducati. Hanno rimesso a posto la stanza, raccogliendo tutta “l’immondizia” da terra e mettendo “l’opera d’arte” divisa nei bidoni della differenziata. In fondo han fatto quello per cui erano pagate… tenere in ordine e pulito il museo.
Quando la dirigenza del Museion si è accorta che l’opera “dove andiamo a ballare questa sera?” delle artiste Goldschmied & Chiari era stata letteralmente buttata via, ha sdrammatizzato dicendo, attraverso un comunicato, che non era la prima volta che episodi del genere si verificavano nel mondo dell’arte, e che l’opera rimossa per sbaglio sarebbe stata al più presto “riallestita”.

Tornando quindi al concetto iniziale, e accostando queste due storie al mondo della fotografia, credo di poter affermare che se al posto delle opere d’arte, l’argomento fosse stato “fotografico”, avremmo assistito allo stesso identico spettacolo.
Se un bravo fotografo amatoriale (come nella prima storia), avesse esposto per gioco un suo portfolio fotografico per esempio al MIA di Milano, mimetizzandolo in mezzo a quelli di tanti bravi fotografi famosi o indipendenti, sono straconvinto che il pubblico si sarebbe fermato anche a vedere le sue foto, magari apprezzandole… magari apprezzandole di più rispetto a quelle dei fotografi “famosi”… magari.
Così come per la seconda storia, dove l’importanza dell’etichetta è fondamentale, sono convinto che se per un puro esperimento prendessi in prestito alcuni scatti di fotografi celebri, magari non famosi (gli scatti) e decidessi di farli leggere e valutare come mio portfolio da qualcuno, sono sicuro che essendo io a presentare le foto, e non il fotografo famoso, il “mio” portfolio risulterebbe “pieno di difetti”… difetti perché le presento io… tocco di classe o colpo di genio se le presenta il fotografo famoso, così come è successo per l’opera d’arte, le bottiglie in terra possono essere arte o possono essere spazzatura… dipende da chi le mette in terra, come le mette e perché.
Quindi, ci piace quello che ci fanno credere sia bello. Ammiriamo quello che ci dicono di ammirare. La verità è che, anche un signor nessuno può essere un artista, un fotografo o quello che vi pare… basta essere nel posto giusto al momento giusto. Non serve essere bravi, o interessanti. Se qualcuno crede nella nostra fotografia, per quanto strana o “sbagliata” sia, abbiamo svoltato.
D’altronde la differenza tra un “bravo fotografo” e “un bravo fotografo che vive di fotografia” è che, quello che con la fotografia ci campa ha trovato qualcuno che gli ha dato una opportunità. Tutto qui.
Nascosti tra i fotografi che non lavorano, oggi, potrebbero esserci i nuovi Avedon, Leibovitz, Penn, Galimberti, Jodice, Capa, Fontana, Berengo Gardin, Thorimbert, Benedusi e così via… che senso ha lasciarli nascosti?
Mi piacerebbe fotografare un volto famoso, un cantante, un attore, un poeta, uno sportivo… con le mie idee, con le mie “luci” con le mie mani. So che questa “opportunità” a me non sarà mai concessa se anche fossi bravissimo, per due motivi. Il primo è che dietro alla gente famosa ci sono diritti di immagine o se volete chiamarlo “il costo del tempo della celebrità” che non potrei permettermi di pagare e il secondo, è che il personaggio famoso non si “concede” ad un appuntamento con un fotografo qualsiasi, se questo fotografo non gli è presentato da una agenzia stampa, di moda o chissà che, la quale garantisca per lui, per il suo lavoro, e per il posto dove finiranno pubblicate le foto… settimanali di moda? dipende anche da quale settimanale di moda…
E’ un circolo chiuso. Ma così si fa davvero il bene della fotografia intesa come cultura? I nuovi probabili big della fotografia, saranno destinati a morire nell’anonimato… questo credo sia il più grande spreco di talenti a cui stiamo assistendo.

Credo che la cosa più sbagliata da fare per valutare un fotografo sia la lettura portfolio… ma su questo scriverò in seguito. In fondo si tratta solo di offrire delle opportunità, e un portfolio è il modo migliore per dare a chi ci giudica una immagine di se stessi non rispondente alla realtà.
Per concludere, “l’esperienza” non è una merce che può essere acquistata tutta e subito, e quindi credo sia sciocco paragonare i risultati ottenuti da fotografi emergenti con i risultati dei lavori editoriali di fotografi affermati. Ancor più interessante è però, il concetto di “talento” espresso da Ferdinando Scianna in una sua video intervista… Trovo sia “illuminante”.
Un piccolo estratto:
“… io ho conosciuto, l’ho detto spesso, gente di grande talento… che l’hanno fatto avvizzire perché… non l’hanno esercitato
non lo hanno disciplinato… anche la bellezza, un uomo bellissimo, una donna bellissima, può con questo dono far l’attore,
utilizzarlo per un carisma pubblico, fare la puttana, sposare un uomo ricco, e sempre in virtù dello stesso talento questo
può prendere delle direzioni molto diverse…
e invece ho conosciuto gente di piccolo talento che a forza di innaffiarlo tutti i giorni lo hanno fatto crescere,
ne hanno fatto qualche cosa, e questi sono i più interessanti …“
Ci si legge nel prossimo post. Grazie a chi avrà avuto la pazienza di leggere tutto.
Chiudo